Collezione: Frédéric Bruly Bouabré

"Introduzione a Frédéric Bruly Bouabré"

Frédéric Bruly Bouabré, artista visionario ivoriano che ha creato un universo visivo unico, fondendo il linguaggio Bété, la cosmologia popolare e una forma di scrittura pittorica universale. Con i suoi piccoli disegni-sillabari incorniciati, Bouabré ci conduce a riflettere sul valore della memoria, dell'identità culturale e della conoscenza come patrimonio condiviso.

 

Frédéric Bruly Bouabré

Opere

Biografia Frédéric Bruly Bouabré

Frédéric Bruly Bouabré (Zépréguhé, Costa d’Avorio, 1923 – Abidjan, 2014) è stato un artista, scrittore e intellettuale autodidatta africano tra i più affascinanti e singolari della scena contemporanea internazionale. La sua pratica unisce arte, linguaggio e spiritualità, dando vita a un sistema visivo complesso e coerente, che ha ridefinito il concetto stesso di arte come strumento di memoria, conoscenza e comunicazione universale.

Bouabré cresce in un contesto rurale nella regione Bété, in un’epoca in cui la cultura orale e la trasmissione del sapere tradizionale sono messe sotto pressione dal colonialismo francese e dalla modernizzazione forzata. Dopo un’educazione elementare, lavora come funzionario amministrativo sotto il governo coloniale, esperienza che rafforza la sua consapevolezza delle fratture tra sapere tradizionale africano e sistemi culturali imposti dall’Occidente.

Tutto cambia il 11 marzo 1948, quando Bouabré ha una visione mistica: secondo il suo racconto, una luce intensa gli appare nel cielo accompagnata da sette soli colorati. Interpreta quell’evento come una rivelazione divina e inizia a scrivere incessantemente, fondando un nuovo nome per sé stesso: Cheik Nadro, “Colui che non dimentica”. Da quel momento inizia un’opera enciclopedica destinata ad attraversare decenni.

Il cuore della sua produzione artistica è la creazione di un alfabeto sillabico per la lingua Bété, composto da 448 pittogrammi. Bouabré concepisce questo alfabeto non solo come strumento di scrittura, ma come chiave per trasmettere oralmente la saggezza del suo popolo, preservandone la lingua e la storia in un formato leggibile, comprensibile e riproducibile.

A partire dagli anni Settanta, dà vita al ciclo più ampio e importante della sua produzione, intitolato “Connaissance du Monde”, un insieme di migliaia di disegni su cartoncino A6, realizzati con penna a sfera e matite colorate. Ogni foglio è composto da un’immagine centrale e da una cornice testuale che descrive l’oggetto rappresentato: oggetti della vita quotidiana, figure mitiche, gesti simbolici, alfabeti, racconti e riflessioni. Le sue opere diventano così strumenti di trascrizione visiva del mondo, come una “scrittura pittorica”, accessibile e universale.

Il lavoro di Bouabré rimane per anni ai margini del sistema artistico internazionale, fino a quando il curatore André Magnin lo scopre negli anni Ottanta e lo introduce nelle grandi esposizioni europee. Il riconoscimento arriva con la mostra storica “Magiciens de la Terre” al Centre Pompidou e alla Grande Halle de la Villette (Parigi, 1989), dove viene presentato come esempio emblematico di un’arte capace di parlare al mondo pur nascendo da radici locali.

Negli anni successivi, Bouabré partecipa a Documenta XI a Kassel (2002), viene esposto al MoMA di New York, alla Tate Modern di Londra, al Musée de l’Art Brut di Losanna, e rappresenta la Costa d’Avorio alla Biennale di Venezia (1995 e 2013). Nel 2022 il Museum of Modern Art di New York gli dedica una grande retrospettiva dal titolo “World Unbound”, confermando la sua rilevanza globale.

Bouabré ha lasciato un archivio monumentale di oltre 3.000 disegni, oggi custoditi in musei e collezioni internazionali. Nonostante l’apparente semplicità formale, la sua opera affronta temi centrali della cultura contemporanea: la conservazione della memoria, il potere del linguaggio, l’universalità del sapere, il legame tra arte e spiritualità.

Artista al di fuori di qualsiasi accademia, ma profondamente sistematico, Frédéric Bruly Bouabré ha costruito per decenni una lingua visiva capace di parlare a chiunque, oltre le frontiere, le etnie, le religioni. Il suo lavoro testimonia con forza che l’arte non è solo gesto estetico, ma atto etico e politico, destinato a preservare e trasmettere ciò che è fragile, orale e minacciato dall’oblio.

Contenuto comprimibile

Frédéric Bruly Bouabré nei musei del mondo

MoMA – Museum of Modern Art, New York

Centre Pompidou, Parigi

Musée de l’Art Brut, Losanna

Smithsonian Institution – National Museum of African Art, Washington D.C.

Guggenheim Museum, Bilbao

Palazzo delle Esposizioni, Lucca

MAGNIN‑A, Parigi (collezione André Magnin)

Musée régional d’art moderne et contemporain – RISO, Palermo

Musée Champollion, Figeac

Musée des Civilisations de Côte d’Ivoire, Abidjan

Mostre personali e collettive

Cosmogonie, RISO – Palermo (2023)

Invincible Summer, Ever Gold [Projects], San Francisco (2021)

Frédéric Bruly Bouabré, Tate Modern, Londra (2010)

Collection de l’Art Brut, Losanna (2010)

Magiciens de la Terre, Centre Pompidou, Parigi (1989)

Documenta XI, Kassel (2002)

Africa Remix, Parigi/Londra/Tokyo (2004–2007)

Biennale di Venezia, Padiglione Costa d’Avorio (1995, 2013)

World Unbound, MoMA, New York (2022)

La Galleria Antonio Damiani è orgogliosa di presentare l’opera di Frédéric Bruly Bouabré, maestro della parola-iconografia e custode della memoria culturale Bété. Con la sua scrittura pittorica e il suo alfabeto universale, Bouabré ci insegna che l’arte può diventare ponte tra culture, custode di storie e linguaggi senza tempo, riaffermando il ruolo dell’opera come testimonianza viva della coscienza umana.