Collezione: Mario Schifano

"Introduzione a Mario Schifano"

Mario Schifano è stato un artista italiano tra i più importanti del secondo Novecento. Legato alla Pop Art e alla Scuola di Piazza del Popolo, ha unito pittura, fotografia e cinema in uno stile personale e innovativo, riflettendo la società dei consumi e l’immaginario televisivo.

Mario Schifano

Opere

Biografia Mario Schifano

Visionario, irrequieto, anticipatore: l’artista che ha trasformato l’immagine in linguaggio critico.

Mario Schifano è considerato uno dei protagonisti assoluti dell’arte italiana del secondo dopoguerra, un artista poliedrico e inclassificabile che ha saputo fondere, con rara intensità, la tradizione pittorica con i linguaggi del presente. Pittore, fotografo, cineasta, sperimentatore instancabile, ha attraversato – e spesso anticipato – le grandi trasformazioni dell’arte e della società del Novecento, ponendo al centro del suo lavoro il rapporto fra immagine, memoria e contemporaneità.

Nato nel 1934 a Homs, in Libia, da famiglia italiana, si trasferisce a Roma dopo la guerra. Negli anni Cinquanta lavora come restauratore, un’esperienza che lo metterà in contatto diretto con la materia pittorica e con l’arte antica. I suoi primi lavori risentono dell’Informale europeo, ma è nel 1960 che si afferma come figura autonoma, esponendo con Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini alla galleria La Salita. Questi artisti, noti come il gruppo di Piazza del Popolo, segneranno l’inizio di una nuova stagione dell’arte italiana, in aperta rottura con le avanguardie precedenti.

Proprio in quegli anni Schifano realizza le celebri “tele monocrome”, campiture piatte, spesso ocra, percorse da segni minimi, lettere, bordi. Opere che rifiutano l’espressione soggettiva e si pongono come superfici “neutre” di riflessione sull’atto pittorico. È la sua prima, potente dichiarazione d’intenti.

Nel 1962 viene invitato a partecipare alla mostra “The New Realists” presso la Sidney Janis Gallery di New York, accanto ai grandi nomi della Pop Art americana. Ma, a differenza dei colleghi statunitensi, Schifano non celebra la cultura dei consumi: la sua è una Pop Art critica, inquieta, personale, che mette in scena un mondo artificiale e alienato, fatto di segni pubblicitari, paesaggi ripetuti, immagini seriali, ma anche di memoria pittorica e riflessione storica.

È in questi anni che nascono alcuni dei suoi cicli più noti: i paesaggi artificiali, le palme, i segnali stradali, i “particolari ingranditi”. Il paesaggio italiano – iconico, stratificato, già immagine – diventa per Schifano un simbolo da decostruire, un “modulo visivo” da isolare, ingrandire, replicare. Ogni segno è al tempo stesso pittura, icona e critica dell’icona.

Negli anni ’70, Schifano spinge ancora oltre la propria ricerca: abbandona temporaneamente la pittura per dedicarsi al cinema sperimentale e alla fotografia. Realizza film come “Umano non umano” (1972), un'opera stratificata e allucinata, che unisce sequenze oniriche, documenti politici, ritratti del mondo underground. Fonda la casa di produzione Satellite, e lavora a stretto contatto con la musica d’avanguardia (memorabile la sua collaborazione con la band “Le Stelle di Mario Schifano”).

Nel frattempo, la televisione diventa un elemento centrale della sua riflessione. Utilizza immagini televisive come base per la pittura, fotografandole, rielaborandole, dipingendoci sopra. Anticipa così il linguaggio dell’arte digitale, in un’epoca ancora analogica. L’opera diventa ibrida, contaminata, attraversata da segni elettrici, pixel, interferenze: una pittura postmediale ante litteram.

Con gli anni Ottanta, in pieno clima postmoderno, Schifano torna a una pittura più gestuale, ma sempre nutrita di stratificazioni concettuali. Rielabora i capolavori del Rinascimento, cita Botticelli e Leonardo, sovrapponendo ai classici i segni del presente. Le sue opere diventano “archeologie contemporanee”, dove il passato e il presente convivono in forma di collage visivo.

In parallelo, continua a produrre opere su emulsioni fotografiche, a lavorare con immagini tratte dalla televisione e dalla stampa, spesso inserendo frasi, loghi, simboli. La pittura resta, per Schifano, un campo di battaglia contro l’omologazione: una forma di resistenza alla perdita di significato delle immagini nel mondo globale.

Mario Schifano muore a Roma nel 1998, a soli 63 anni, lasciando una produzione vastissima, discontinua, spesso difficile da catalogare, ma di impatto straordinario. La sua opera, per decenni amata e discussa, è oggi oggetto di una profonda riscoperta critica e collezionistica. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni permanenti del MoMA e del Guggenheim di New York, del Centre Pompidou di Parigi, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e del Museo del Novecento di Milano, oltre che in importanti collezioni private in tutto il mondo.

Schifano ha lasciato un segno profondo nell’arte contemporanea, anticipando temi come la manipolazione digitale, la serialità dell’immagine, il ruolo dei media nella costruzione del reale. Un artista libero, mai ingabbiato da scuole o tendenze, capace di far dialogare la pittura con il proprio tempo, senza mai smettere di interrogarla.

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Mario Schifano nei musei del mondo

Le opere di Mario Schifano si trovano in alcune tra le più importanti collezioni pubbliche italiane e internazionali:

  • MoMA – The Museum of Modern Art, New York
  • Centre Georges Pompidou, Parigi
  • Guggenheim Museum, New York
  • GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma
  • MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma
  • MACRO – Museo d'Arte Contemporanea di Roma
  • Collezione Farnesina, Ministero degli Affari Esteri, Roma
  • Galleria d’Arte Moderna di Torino
  • MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Rovereto
  • MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna

Mostre personali e collettive

  • 2023 – Mario Schifano: il trionfo dell’immagine, Galleria Nazionale, Roma
  • 2021 – Schifano TV, Museo CAMeC, La Spezia
  • 2019 – Compagni Compagni, Galleria Federico Vavassori, Milano
  • 2011 – 1960–1970: Mario Schifano, Palazzo delle Esposizioni, Roma
  • 1995 – Retrospettiva, Museo d’Arte Contemporanea, Lione
  • 1990 – Biennale di Venezia, partecipazione ufficiale
  • 1982 – Schifano. Pittura come emozione, Kunsthalle, Düsseldorf

Le opere di Mario Schifano sono presenti in alcune delle più importanti collezioni pubbliche e private a livello internazionale, tra cui il Museo del Novecento di Milano, il MoMA di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e il Centre Pompidou di Parigi. Considerato uno dei protagonisti assoluti del panorama artistico italiano del secondo Novecento, Schifano ha lasciato un'impronta indelebile nell'arte contemporanea con il suo linguaggio visivo innovativo, che ha attraversato la Pop Art, la pittura segnica, l'uso dei media e la sperimentazione tecnologica.